(Il postø delle chiacchiere)

Abbiamo preso in affitto questo locale per aprire il bar – o meglio forse: osteria (ché forse siamo un po’ nostalgici?) – “inventato” qui e irresponsabilmente sostenuto da lui.

La licenza di questo esercizio scade

il 298 febbraio 2008

Storie di bar – Invito

Il mio bar ideale…


«Questo cyborg/bloggher venusiano chiede pietosamente di essere ammesso a cotesto esimio circolo.
Afferma di chiamarsi Zinobrino, dice che non disturberà; porterà da bere del Rhum Benzinol.»

Almeno così assicura MarioB.

Una risposta

  1. …e’ che ho visto l’insegna….avevo la gola arsa e le ossa stanche dalle parole dette per far rumore e allora….pero’ ho guardato bene, e c’erano tre dita, tra marciapiede e serranda…..allora ho pensato forse….forse si, forse aprira’

    a luego

    p

  2. le cime di rapa son poco esigenti, vanno tagliate in maniera grossolana, a loro piace cosi’, e si possono mettere in pentola anche a freddo, che intanto si abituano al mondo nuovo e si fanno le loro vasche circolari, attente a non farsi sfuggire nemmeno una delle bolle future. nell’acqua poco sale, le cime non ne vogliono, conoscono il loro destino fatto di saporitissime acciughe e sapidi spicchi d’aglio. Si puo’ impegnare l’attesa dei mitici 100 gradi con qualsiasi cosa sollazzi l’nima, un disco chesso’, degli amici eels, oppure con una profumatissima costruzione fumaria, o ancora con un rapido riassetto di vecchie idee e cianfrusaglie mentali, tutto insomma, purche’ lieve di peso. poi le bolle sollevano il coperchio, blu blu blu, il vaso di pandora blu blu blu, e quando la fiamma rischia la vita, si interviene. Le orecchiette, a farle, e’ come ascoltare chet baker. c’e ritmo, lentezza, casuale attenzione, tutta una serie di sfiziosissime cose, ma quelle della coop, possono andare bene comunque, sorridendo della mancata poesia. buttiamole quindi, mandiamole a mischiarsi di cime di rapa, a prenderne il sentore, a benedirle e nel frattempo, con poco olio facciamo sudare uno spicchio d’aglio, deve sudare come un blues del delta, e leviamolo prima che prenda il colore di robert johnson. Le acciughe, fresche o sott’olio,sono li che aspettano, sul bordo del lavandino. e’ il loro momento, han voglia d’aglio e bisogno di sciogliersi, e ci mettono poco, il giusto, il tempo che serve alla pugliesissima pasta per cuocere. Quando si scola, il palato fibrilla, la papilla si mette in posa, la lingua suda saliva. E’ il momernto della prima apoteosi, dell’incontro perfetto tra ingredienti, del mischiarsi, dello scambio di odori, sapori, gusti. A lcune scuole di pensiero sono per una grattuggiata di ricotta salata, ma per me e’ come cercare di complicare il pane. Si salta, s’impiatta, si mangia, si gode, battendo il tempo, se si vuole, del blues che ancora da’ gli ultimi colpi di tosse.

    chiedo venia per questo delirante scritto, ma e’ venuto da se, e comunque forse ci voleva, qualche cosa da mettere in carta

  3. mi piace, cucinare. E poi si, sono personaggio di retrovia, in un eventuale quadro d’insieme ambirei alla parte di uno dei personaggi sullo sfondo, e la cucina di un locale e’ il luogo ideale dove le parole non si dicono ma si annusano, si assaggiano, si aggiustano di sale. Cucino semplice, stramaledico la panna come uno stronzo fece con gli inglesi, uso fuoco vapore e fantasia, che poi gli ingredienti ci pensan da soli a trovare accordo e a restituire il piacere al palato. Raccontare i piatti, gli ingredienti, e’ cosa che han gia’ fatto in tanti, da montalban ad haruki, ma questo non toglie la possibilita’ di farlo comunque. Pepe carvalho, lui, ha il gusto dello stracotto, dell’accoppiamento apparentemente forzato, roba di stinchi tenerissimi esagerati dal vino rosso non sempre sfumato. Parole brasate, questione di gusti, provenienze, migrazioni, sesso scostumato, cose cosi’. Mi piace il suo raccontare, ma i suoi cibi sono da alka seltzer. Cosi’, se non arrivero’ all’altrui tedio, lascero’ nel tempo (giorni? mesi? anni?)ricette partorite davanti alla tastiera, utilizzando il ricordo e la solita, immancabile musica. Chissa’, magari un giorno scrivero’ un libro di ricette senza pretese, il titolo ce l’ho gia’, provvisorio, come me: “il rigettario”. E’ mattina adesso, e saluto sorridendo, chi passera’.

    ciao

    p

  4. @ euridicea: ho scritto in pvt circa le modalità partecipative.
    @ centochili: abbiamo anche comode panche extralarge e morbidi puff, tribunetta per il biliardo e classiche sedie impagliate. accomodati dove meglio credi…;-)

  5. roba di viaggi e di treni, storiella minima. ma tra i ricordi sparpagliati c’e’ anche un bar, che non usa piu’. ciao, buona lettura

    p

    Contromano

    Il paesaggio , visto dal treno , arriva contromano . si ferma un attimo a farsi guardare, calcolando la velocita’ del treno e del tuo sguardo , concedendo la possibilita’ di filtrare immagini , mescolarle ai pensieri e renderle antiche , prima di girarti le spalle . La stazione era piccola , il caldo africano . Appena fuori , arrivando da nord , archeologia industriale , fabbrica rossa di mattoni e resti di vetri penzolanti dalle grandissime finestre fatte ad arco , come se ci fosse stato un accenno di gusto lungimirante , come se nel progetto ci fosse la prospettiva esatta di un futuro in disuso e bellissimo allo sguardo, il rosso dei mattoni a confondersi con la ruggine grossa , materiale , di quella che non dorme mai : e poi binari morti attorcigliati di terra e sterpi , un quadro perfetto per riconoscere il passato , perfetto nel suo senso di abbandono , perfetto , sotto il sole caldo. Sole Caldo e Pensieri sudati , idea vaga di aria di fabbrica , di aria viziata , di piccoli spostamenti e di un sole che c’era , spesso invisibile e fuori turno . E la stazione , piccola , immaginaria . Un flipper dentro al bar , una bigliettaia stanca , poche e anonime facce in partenza , le panchine di pietra , il cartello nero con la scritta “ritirata” , il saluto infinito di una giovane coppia sulla banchina , come in un vecchio film a cui mancano solo i vestiti d’epoca . La stazione fa immaginare il paese alle sue spalle , poche case basse ancora abitate e molti ruderi , ricordo della fabbrica , archeologia di vita industriale , quando c’erano bambini , fame , dignita’ e uomini al lavoro. Ci sara’ un bar la’ dietro , un bar troppo grande , coi poster ingialliti alle pareti e il figlio del barista di un tempo dietro il banco , tra il giornale locale e gli avventori soliti del bianco spruzzato . E la caserma dei carabinieri , il minimarket , la piazza del municipio , con la fontana al centro di questo sole a picco sul silenzio. Il paesaggio arriva contromano e racconta storie mostrando luoghi , come un libro scritto da nessuna parte , un mistero da scoprire per regalarsi memoria : Caldo , caldo africano , e il treno che comincia a muoversi come un vecchio treno regionale , lento e affaticato nei giunti . davanti agli occhi scorrono piano le facce e le vecchie storie inventate , scorrono pensieri e sudore , mentre la stazione volta le spalle lasciando un senso di quiete prima del libro, o del giornale . Il paesaggio cambia ancora , piano , poi sempre piu veloce ma senza nessuna fretta , prendendo accordi con lo sguardo , promettendo chissa’ , dopo la galleria , il profumo del mare e altre storie da immaginare , contromano.

  6. bellissima questa tv! ha due tasti, uno con scritto ACC, uno con scritto SPEN, roba super vintage, tecnologia zero, schermo grigio, un po’ bombato, pochi pollici e nemmeno un indice, giusto un medio ogni tanto, all’ora del tiggi’. niente telecomando, che al bar l’unica cosa che si comanda (ma con cortesia) e’ quel che si berra’.

  7. Ho acceso ‘sta tibbù e subito ha fatto un rumore terribile che sembrava un treno, poi si vedeva grigio tutto puntini, che mio cugino Ernesto, che l’ho portato con me, tanto per svagarlo, fa:
    Maccheccazzo di tibbusione che hanno qui?!
    Ma me sembra ‘na roba, modello Allochio Bacchini del 1960.
    Allora ha cominciato a pasticciare con i pulsanti, il coso che girava, che tanto il telecomando non c’è, allora s’è vsito qualcosa in bianco e nero, davano Jane Eyre con Raf Vallone e Ilaria Occhini e siamo stati un po’ lì straniti a guardare…
    N’affare, ‘na roba tipo macchina del tempo e ti vedi tutta roba vecchissima, poi c’era Carosello e Ernesto Calindri e Franco Volpi che cantavano… fino dai tempi dei garibaldini…China Martini China Martini…
    Allora dice Ernesto:
    Mica si beve qualcosa qui? O no?
    E la barista ci ha guardati, bene bene e ha detto:
    Ma voi da dove venite con ‘sti colbacchi e i pastrani?
    Ci siamo guardati addosso anche noi ed eravamo vestiti come due soldati circassi dell’esercito ottomano del 1866.

    Allora siamo andati via scornati.
    Ernesto mi ha detto che aveva sbagliato pulsante o rotellina nella tibbù, quella che buttava fuoritempo massimo.

  8. il meccanismo di pubblicazione dei post in ordine *cronologico* è assurdo (i nuovi post sono in ottava-nona pagina??).
    mi parrebbe assai più funzionale (e sensato) un ordine *cronologico inverso* (dal più recente, al più datato). eniuei, fate vobis…

    baci al cybbolo.

  9. Onde evitare che Ella debba faticare per raggiungere l’ultimo post affinché possa appiccicarvi la pagella ed annotare esecrabili nostri ed altrui refusi, mi permetto di richiamare la sua di Lei attenzione sulla funzione “impaginazione” messa a disposizione da codesta piattaforma. (Ha presente quei numerini in fondo alla pagina?)

    Nella remota ipotesi che Le potesse essere sfuggito, mi permetto di mettere in evidenza il ruolo di “comunicazione generale” svolto dal primo post dove anch’Ella, appunto, ha potuto agevolmente dire la sua senza invadere lo spazio destinato ai commenti dei singoli testi.

    Grata per la Sua assidua attenzione porgo distinti saluti.

  10. @majara: ossignùr, mi dai del Lei perché ti sono simpatico o perché mi ami? ih, ih, suvvia, le “pagelle” sono un modo buffo di riassumere la mia età mentale (ferma alla quarta elementare) e i refusi – come avrai notato – sono segnalati tra parentesi in pedice al commento (dacché per me non hanno particolare valore).
    non prendiamoci troppo sul serio, neh?
    🙂

    @smokersmok: ehm… nel dubbio che anche il tuo post riveli un amore incondizionato nei miei confronti, ricambio con un casto bacio sulla bocca di pesca.
    :))

    saluti affettuosi

    ps: nell’eventualità che vogliate comunque esternarmi concretamente il vostro affetto, potete sempre aspettarmi fuori dall’osteria e poi suonarmele di santa ragione: mica son permaloso..
    :))

    bacioni.
    :))

  11. ritornare qui e trovare tutto più ricco, più pieno, anche da un punto di vista estetico: che bello!
    complimenti ai gestori, agli arredatori e agli avventori. 🙂
    tornerò appena posso a leggere e commentare, che qui c’è trippa.

  12. Al bar si parla di tutto: anche di cinema, quindi.
    E ci siamo detti: perché non parlarne anche all’Osteria da Amalia?
    Magari citando scene indimenticabili di film che siano ambientate in un bar?
    Qualcosa s’è citato qua e là tra i commenti, ché scene di bar davvero emozionanti ne sono state girate assai.
    Sarebbe carino che ne evocaste di altre, famose e anche meno, ma affascinanti.
    Ma non vorremmo un elenco freddo e senza anima: vorremmo sentire, tra gli sbuffi della faema e lo sbattere di bicchieri e tazzine, una chiacchierata appassionata con le vostre preziose note a margine circa le emozioni suscitate.
    Vorremmo ascoltare in sinestesia occhi brillanti e sorrisi soddisfatti.
    Vorremmo leggere di rumori e colonne sonore.
    Vorremmo essere semplicemente catapultati.
    Tra uno spritz e un caffè e un bicchiere di barbera.
    Datevi da fare.
    L’oste potrebbe prendere in considerazione l’idea di postare, se reperibile, qualche immagine tratta dai film più significativi a margine delle più belle emozioni descritte.

  13. @PAROLAIA: Non perchè è stato generoso con me, ma lei è un grande intenditore!
    Le posso offrire il mirto delle zie, o gradisce altro?

    ALLOCCHIO BACCHINI è una cosetta di modernariato che ancora mi fa ridere e mi spiace dover ammettere che me la ricordo. Ma per il rosso non serve un decanter
    con idoneo bicchiere per far respirare il tutto?
    Qui finisce che i bibenti non ce la fanno più e i rossi la vincono come Chinaglia al Frosinone.
    Sbronziamoci come cucuzze ma niente COCA e facciamoci qualche pacchetto di senzafiltro, tanto è tutto virtuale, arriva la narcOTTICI, ci da uno sguardo e si accomoda, regalando gettoni come LENTI, quelli del ballo della mattonella, molto pomicerecci, sullo strofinante, sfrugugliante andante.

    Per il mio primo dente tolto, fui consolata con un cremino dal nome che fa GELARE il sangue: PINGUINO. Non so che viso avesse ma so che veniva dall’ESQUIMIA, e si fece un AiaIGLOO per quel dentino da LATTE che ora è da GRAPPA.
    Me TAPINA TOPINA nel bar di VILLAURBANA chè urbana qual continenTALE in mistico assetto, vidi quel TALE versare amaRETTO e lasciai sul bicchiere il mio ROSSETTO.

    Se c’è TOCCATA niente FUGA che se cambio vocale vi conviene rimanere…Papè Satan Papè Satan Aleppe, che il salame non piace a FETTE! ( Osteria numero SETTE paraponziponzipà).
    danis

  14. Questo mio amico cyborg/bloggher venusiano chiede pietosamente di esere ammesso a cotesto esimio circolo.
    Afferma di chiamarsi Zinobrino, dice che non disturberà; porterà da bere del Rhum Benzinol.

  15. non tanto come cafferellista amatoriale, quanto invece come grafico, ritengo che zinobrino (nella corporatura del quale non posso non vedere un grandioso cavaturaccioli, e nelle appendici del quale scorgo una miriade di instrumenti utili assai nell’esercizio del bartending – io lo so, l’ho fatto / divinazione a bruciapelo: quanti, fra coloro che frequentano l’Amalia, hanno mai lavorato dietro il bancone di un bar? / – ) abbia tutte le caratteristiche per essere non solo il benvenuto, ma anche il logo.
    è sghangheratino, dentro sembra che gli manchino più rotelle di quelle pur pratiche appendici di cui è dotato; non solo, a giudicare dall’ombra che proietta, di direbbe che sia dotato di microgeneratori anti-g, cioè vola! che per un cavatappi, direi che è una funzione che può trovare un suo giusto perché 🙂
    Infine (e dò un taglio a questa pippa da bar durata una cicca) è coloratissssimo, e anche questo, seriamente, corrisponde perfettamente all’atmosfera che regna qui dentro.

  16. signor varasca, ogni suo desiderio è… e resta un suo desiderio 😀

    comunque schiacci pléi e la banda suona rock.

    poi.
    AIUTO!
    Qualcuno mi insegna a mettere una “vetrinetta” con la barra laterale che mi son rotta persino io che ho messo il jukebox ad aspettare l’elenco dei brani inseriti??!!
    grazie neh! offro un rum (quello del Zino Brino amico di mariobi che non ho ancora visto. il rum, dico)
    :))

  17. Iu venutu pe vedere ancu Gobvernu Produ ca ndatu cum/cul,
    ma iu dicu Ka va su
    Ka va versus star and stripes,
    in coelum a dormuru,
    si no, inviamu Gobvernu venusiannu auxilariu cw faciu justiziu u libewrtù, cu minister nostru Zeobalgiumi Rnestinu ka unestuomu celentu,
    si no paga taxu ‘nculatu de toru,
    si bute munezzu ‘n stradu ‘nculatu de asinu,
    si rube dinarus de res publica ‘nculatu de rinoziuerontu,
    si fa casinu de noche ‘nculatu de can,
    si fa viulenzu su fimine u pechiinnu da tricento patonate su capa e culu + ‘nculatu de mulu,
    si unu dici che Papa ha razun ‘nculatu da gramu lizertun ,
    Gobvernu justu de justitiu o jujitsu.

    Zinobrino.com.vn

  18. Serviamo caffè al bicchiere, alla tazza d’orlo spesso e tazza sottile, freddo shakerato con amaretto, al ginseng, marocchinato, macchiato di ogni cosa, corretto e scorretto, già zuccherato e amarissimo.

    zinobrino è fantastico e supermultitransnazionale: un coltellino svizzero venusiano che parla similrumeno in una congrega di avvinazzati multilanguage frequentatori di bar pieni di birra, assenzio e quant’altro di alcolico, è un personaggio che racchiude il carisma magico d’una fiaba che si racconta strada facendo.
    Fulminante Mario Bianco…;-)

  19. SEGNALAZIONE

    La carissima Flounder segnala una chicca francese, da non perdere, circa fotografie di bar di tutto il mondo.
    Invito l’inclito pubblico degli avventori ad andare a fare una visitina al Monbar che trovate tra gli specchi di questa blogosteria, colonna a sinistra in fondo, in ottima compagnia dei “rab” di Blulu, degli acquerelli di Mario Bianco e dei cafferelli di Varasca oltreché delle cartoline, immancabili per ogni bar che si rispetti, di Majara.

  20. …è uscita apposta dal “tibbusione”
    la signorina Mira Mira…

    vorrebbe ringraziare il sig.Bianco
    (dice che “è un gran figo”
    e lei se ne intende, di bianco)…
    per aver introdotto il sig.Zinobrino!
    Lei, l’Olandesina, vorrebbe fare
    la di lui conoscenza(anche scopo matrimonio, magari).
    Così…che da cosa nasce cosa.

    bisouscourtiers!

  21. Comunicazione di(s)servizio

    La qui (ancora) presente saluta gli avventori della rinomata Osteria da lei medesima co-gestita (ma mi piaceva anche “gestionata”…) per recarsi a quel paese ove tiene impegni inderogabili impellenti e per certi versi pure repellenti.
    Dichiara altresì di rinunciare a mal-in-cuore a tutte le mance che avrebbe potuto incassare, le quali purtuttavia e cionondimeno dovranno essere date – lo/date – al suo esimio socio cyb(ernetico).

    Non incasinate il template (ché il mio bloggotenente-in-seconda usermax diventa (o l’è) catìif fìis a dover lauràa de rimedio); non date fuoco al locale, non dite brutte parole, non rubate, non desiderate la donna/l’uomo altrui ecc.
    Dio salvi la regina, al re ci penso io al mio ritorno mercoledì.
    t.

  22. Ben tornata da chillo paese.
    Però sono venuto qui e non c’era più nessuno, niente barista, scaffali vuoti.
    Vi siete impegnati anche la macchina del caffè?
    Sto lacrimando, anche per via dell’odore di ammoniaca: un qualcuno ha lavato i pavimenti con quell’orrendo liquido.
    Sono desolato.
    Sono de solato.
    Sono senza sole, suole e scarpe. Vago come un vampiro inesperto
    in un cimitero deserto.
    Ahimè….

    Mariobèèèè:-((

  23. ciao. può interessare?

    Cuba Libre?

    non so inventare niente. riesco solo a dire quello che vedo. ieri sera un dito di whisky e stamattina mal di testa. ma si può? ognuno c’ha la testa che si merita. c’era una volta che bevevo cinque gin tonic a sera. ma dai!? di media. mi pareva che reggessi, ma insomma. poi passai al cuba libre. sai, c’è chi lo chiama mentira, perché non è vero che cuba é libre. ma che c’entra? mah, insomma, non so inventare niente, nemmeno una vita nuova. una vita che sorride. che sorrida. sì. comunque il cuba libre crea dipendenza. psicologica. fin quando capisci che è la coca cola la vera mentira. perché? è lei che ti frega. con tutto quello zucchero fa la serata dolce. ti fa credere di essere libre. e ti frega. allora lascia stare la coca cola. infatti. e resti solo col rum. compagnia impegnativa, ma più seria. insomma, sì, le bollicine dolci fregano. comunque, di che parlo? di rum. sì, di quegli idioti di ragazzini scalmanati e di quarantenni irriducibili che vogliono il cuba libre con l’havana 7, col bacardi 8, col pampero anniversario, per far vedere che sanno. per sentirsi più libre. e allora? che dovrei fare? come si può ammazzare un rum serio, invecchiato onestamente, con una mentira? onestamente? mah. vero, i rum onesti, quelli sconosciuti, non troppo industriali, sono altri, ma insomma. chi se le inventa per primo queste cose? vorrei conoscerlo. io non so inventare nulla. nemmeno una cura nuova. quelle vecchie ormai non fanno più. dopo una mezza vita di cuba libre lo stomaco si dilata. e anche la scatola cranica. si formano dei vuoti intorno al cervello. e lui ci sguazza dentro? no, no, si appoggia alle pareti come uno che sbanda dopo una sbronza. e dove si appoggia ti fa un male cane. già. io so dire solo quello che vedo. e il mio cervello che barcolla me lo vedo proprio. ma insomma. ma libre da cosa, poi? libre magari! ti pare a te, ma è tutta una mentira. quando hai vent’anni ci credi. ti pare di averci il fisico. e ce l’hai davvero. ma non sai quanto regge. e quando non regge più è troppo tardi. tardi per cosa? per tutto, per una cura, per una vita nuova, che sorrida. sorrida, giusto? come vuoi, basta capirsi. beh, raccontamene un’altra. un’altra cosa, un’altra mentira? non scherzare, un’altra vodka liscia.

  24. Posso venire?!
    Ma è ancora aperto?
    Io credevo che era chiuso.
    Scusi non c’è il barbiere, quello di prima, quello che faceva il taglio scolpito a rasoio?
    Si chiamava, si chiama Ettore, bravo.
    Però se non c’è, va bene anche la moglie, Zerly, che taglia benissimo, anzi meglio, anzi straordinariamnte bene, senza rasoio.
    Non c’è?!
    Peccato…orcaeva, mi faccia un caffè, mentre aspetto….Stamattina non me ne va bene una, guardi ero lì, alla curva dietro, là al coso di Via Giusti che ho bucato su dei cocci di bottiglia che quei bastardi di albanesi seminano in giro dopo che si sono sbronzati come porci….Porcamiseria, non mi faccia parlare che c’ho le palle che girano a mille e uno, almeno ne approfittavo per una tagliatina, che oggi devo andare dall’avvocato Tagliabue, quello che sta lì, dietro Santa Marta, quello un po ‘stronzo che c’ho la causa con la mia ex dipendente, quella puttanaccia della Zina Pertusi, ‘na roba terribile….
    Ma è meglio che vada…meno male che c’è il sole… mi saluti Ettore, anche suo cugino Ernesto se lo vede, il tubista…..

  25. è aperto comeno! fino al bucotemporale del 29.
    ma scusi, il cugino Ernesto tubista dovrebbe saperla lunga sui buchi e tubi del 29.

    faccio il caffè. corretto grappa sciarDonne se le va bene, signore Mario
    🙂

  26. Sono ripassato che l’avvocato m’ha fatto una ripassata che non le dico, grazie del caffè corretto,
    anzi adesso mi dia pure due correzioni da sole, abbondanti che ci ho il nervoso e la deprèscion.

    Ha presente quella canzone che fa:
    Only deprèscioooon
    you are my only companì,
    Me so rut i bal
    de stu mund graaaaam,
    only deprèsciooon
    you are my consolèscion….

    Cose verso sera,
    scusi cosa fa stasera lei….?
    Tanto per dire…
    era solo per dire,
    vado via,
    scusi se ho disturbato.
    Ma poi magari ripasso.

  27. buongiorno cara! come andiamo oggi? benebene.. ma senta, scusi, è mica stato qui un mio cliente, un signore, alto così, tot anni.. il signor cf05103025? no, perché dopo che è uscito dallo studio legale mi sono accorto che era sparito il mio portafolglio dalla giacca sull’appendiabiti.
    e anche la scatola di sigari!

  28. Eh, l’ho detto io,
    non è che uno va in certi posti che subito trova quello che ti s’attacca come ‘na mignatta e comincia a sbanfare che tu qui e tu là,
    e anche del portafoglio e di quella porca miseria dei sigari…
    Ma lo sa ‘sto Varasca che io se voglio mi compro lui suo padre sua madre sua moglie, tutta la famiglia e li mando in Messico a ballare il cià cià cià!!!!???
    Ma guarda un po’ se uno va al caffè così per fuggire l’inutilità e l’inedia, cazzoneso, del giorno fuggente e invece si trova i varaschi,
    porcadunmondoladro….

    Guarda è meglio che vado via se no metto le mani addosso a qualcuno, che già c’ho la giornata di merda secca, poi devo andare, tanto,
    che mi aspettano al Circolo Canottieri Hesperia che c’ho il pokerino serale con della gente che i varaschi di qui se li sognano!!!!
    E non so se torno, eh,
    non so,
    già faccio un piacere a venire qui…….tanto pe tirare su il locale.

  29. ah! ma è qui, lei!
    (pensavo fosse appena andato via..)
    … come dice, dunque?
    “…e mando tutta la famiglia in Messico a ballare il cià cià cià…”?
    interessssante, signor cf05103025…
    senta, lasci perdere i sigari, e parliamo piuttosto di questa sua curiosa idea..
    e nel frattempo: beve qualcosa?

  30. Vedo Varasca, machecazzodinome, che ha capito l’antifona, cheio mica scherzo, cazzo,
    cioè io sono uno che va in un bar e se gli girano male pianto su un quarantotto bestiale, ma pago io, sempre, mica scrocco.
    Però, accettando le scuse, accetto un cognac Courvoisier che oggi c’ho avuto la visita di mio suocero e devo tirarmi su.
    Però del Messico, io ci avrei un affarino, cioè una partecipazione in una taberna a Cabezita de Ueuo, vicino a Puerto Escondido, che se vuole la mando là a fare il ballerino con la famglia, vitto assicurato, fagioli in abbondanza, basta intrattenere la gente ed avviarli poi tutti all’ippodromo semclandestino di mio cognato Camilo Rendon, persona squisita.
    Le piace?!
    Roba seria, favolosa, un casino di belle donne.
    Ci pensi….

  31. Oste,
    un Courvoisier doppio per il Sig. cf05103025 qui, e me lo segni sul conto, per cortesia, dato che sono tuttora privo di portafoglio..
    (intanto, caro cieffe7, avrebbe mica un sigaro, per caso? continuerei la chiaccherata in veranda, che ne dice?)

    MadeinFrank,
    paparazza!
    ;-)))

  32. ecco. è proprio ora che torni l’oste. ché io co ‘sti balordi mica ce la faccio da sola, ad andare avanti.

    Poi anche il còso, el trabìcul lè, il juke box. Due giorni che si aspetta il tennico.
    Signor Arimane, adesso dovrebbe funzionare
    :))

  33. Buongiorno a tutto il mondo.
    L’oste ha postato una cosina fresca fresca proprio ora.
    Ma gli avventori languono in quell’aria di spleen tra ricordi e pensieri avvolgenti mentre fischia la Faema e tintinnano bicchieri.
    Forza gente: non fate i timidi.
    Mandate vostre nefandezze a vivacizzare l’ambiente…;-)))
    Con l’occasione un salutone all’ostessa e un caffè ristretto, grazie…;-)))

  34. Rispondo qua alla domanda della gru della grublog (ma, a tempo dovuto, saranno appese opportune locandine): il bar-osteria dellAmalia resterà aperto anche dopo il 28 febbraio, senza fare più “rifornimenti”, però.
    Mangiare e bere agggratis, fino a esaurimento scorte. per dire.
    Ma nulla sarà stampato, questo lo garantiscono i soci.

    (Però. Con il consenso di tutti, un “libro virtuale” stampabile potremmo anche fare. mah. ditemi voi.)

  35. pporcamiseria,
    sono di nuovo qui, stasera e dinuovo non c’è nessuno,
    se sapevo non venivo,
    e pensare,
    cazzo, che fino a ieri ero a Istambul a fare un roba che non vi dico,
    cioè, in due parole, un affarone, ‘na stravigna di soldi che abbiamo portato lì col traghetto tre vetture Saab, due Benz ricondizionate e l’abbiamo fatte fuori alla grande ai trafficoni di Izmir, gente che c’ha ‘l giro giusto, che van de sfròs, che vive sulle onde del mar dorato della bella vita che va via coi caicchi per le isole e via di qua e via di là altro che ‘sti pentoloni di minestroni di polentoni di coglioni che c’ è in giro qui,
    roba alla grande, ti dico,
    e peccato che non c’è il Varasca chelgi ho portato dei sigari turchi bestiali, ma bestiali, proprio, ecco.
    Mah, vado a trovare la Teresina…
    c’è na morta qui.

  36. tutto a posto, Trianuzza.
    Egregio Mario Bianco: siamo ancora vivi ancorchè di qualche giorno più vecchi e stantii, ma capaci ancora d’una zampatina ogni tanto…;-))
    Vada a sguardeggiare il garbo delle ultime proposizioni di Antonio e Trianuzza…;-)))
    Con l’occasione: può procurarmi un motorino Ciao in discrete condizioni a prezzaccio da amico, ratealizzato a trentasei mesi?

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