Bar in noir – di Triana

L’uomo vestito di grigio scese dal tassì facendo cenno all’autista di aspettarlo. Pioveva. Aveva un trench buttato sulle spalle. Entrò nel bar tabacchi male illuminato. Era l’unico cliente. Nel silenzio solo il picchiettare della pioggia e l’acciottolio delle stoviglie risciacquate.
– Caffè signore? –
L’uomo lanciò un rapido sguardo al banco dietro al quale armeggiava un garzone dall’aria emaciata, le maniche della camicia rimboccate. Si calò la tesa del cappello di feltro sulla fronte senza rispondere. Si diresse alla cassa:
– Due pacchetti di Marlboro. – disse con tono secco guardandosi nervosamente intorno.
La cassiera, una bionda dall’aria sfatta, intravide tratti affilati, volitivi, zigomi alti sopra guance scavate. Sotto la tesa, in ombra, si percepivano due fosse scure. Qualcosa di quell’uomo l’attraeva e la respingeva nello stesso tempo. Gli porse i due pacchetti senza togliergli gli occhi di dosso.
Prese il biglietto da cento dollari che l’uomo aveva posato sul banco, distolse lo sguardo, aprì il cassetto e lo ripose.
Prelevò un mazzetto di biglietti di taglio più piccolo e cominciò a contarli sul banco alzando di nuovo gli occhi su di lui. L’uomo era scomparso. Fuori, la pioggia era aumentata d’intensità. L’uomo in grigio raggiunse il tassì, infilò una mano nella tasca della giacca.
– Maledizione! – imprecò. Non sarebbe mai riuscito a liberarsi di quel fottuto tassista. Fece dietrofront e tornò sui propri passi. Rientrò nel bar tabaccheria. Era deserto e male illuminato. Il garzone stava pulendo il banco con uno straccio nerastro. Si sentiva l’odore di muffa e varechina.
– Caffè signore? –
L’uomo l’ignorò e si diresse con rapidi passi alla cassa:
– Il resto. –
– Ma certo signore! – La bionda dall’aria sfatta abbozzò un sorriso che voleva essere accattivante.
– Ecco qui il suo resto, la stavo aspettando. –
Quella palla flaccida gli dava sui nervi. Perché non si sbrigava? La cassiera gli porse il mazzetto di dollari ma, quasi ripensandoci, ritirò la mano leggermente indietro come per farglieli un po’ desiderare. Assunse un’espressione patetica che voleva essere tra il complice e il malizioso:
– Ma lo sa che lei è proprio smemorato? Chissà cos’ha per la testa! –
L’uomo emise una specie di grugnito. La palla flaccida stava esagerando. E lui non aveva tempo da perdere. Con una zampata le strappò i soldi di mano e si precipitò all’angolo della strada. Il tassì l’aspettava. Porse alcuni biglietti all’autista:
– Mi scusi, sono riuscito a cambiare solo ora. –
Una mano si sporse dal finestrino, prese il denaro, poi l’auto ripartì sfrecciando e sollevando schizzi sull’asfalto nero e lucido.
L’uomo in grigio si allontanò nella sera affrettando il passo sulla strada bagnata. Non c’era un’anima in giro. Tutti avevano già raggiunto le loro case calde. Solo lui aveva fatto maledettamente tardi. E Beautiful* doveva essere già iniziato.

* Se al posto dei dollari ci mettiamo gli euro, beautiful può diventare ‘Un posto al sole’.

Una risposta

  1. buona la prosa. colgo, un intento a metà tra il dissacratorio e l’accademico.
    intendo: il brano pare un gioco di prestigio, un po’ fine a se stesso che prima solletica il lettore poi l’adagia sul divano della soap, con un pugno di mosche come resto stretto in pugno.
    🙂
    bene.

  2. Parolaia ci ha colto più di quanto immagini. Ho tirato fuori da un polveroso cassetto questo esercizietto, davvero accademico, scritto agli inizi di un corsetto di scrittura (frequentato alla biblioteca comunale di Sesto fiorentino tanti anni fa) da cui poi è nato il ghiribizzo di scrivere. Il tema era dato, la lunghezza anche. Bisognava scriverlo in stili diversi e io ho pensato al noir. Ma a essere seria non sempre ce la faccio:-))

  3. brava trianè…
    che qua…
    se al posto dell’ “uomo”…
    cominciamo a mettere,
    chessò…

    un bloggerromanotipo

    “…managgia a quella sbomballata
    dell’Osteria da Amalia…
    m’e’ so’ perduto ‘a 5235 puntata
    de Butifulle…”

    o un bloggernapoletanotipo

    “…è che marònna…
    p’ chella spaccimme
    e’ Osteria d’Amalia
    aggie perduto ‘a 2506 pundàta
    de’ Nu’ posto al sole…”

    le puntate saranno infinite…
    …ma dell’ Osteria da Amalia !

    bisoussouhaitants!

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